Usa, surrealismo come evasione: il fotoprogetto per sconfiggere la noia. Si è rifugiato in un mondo onirico per scappare dalla monotonia del lavoro, creando ogni giorno per un anno (dal 3 gennaio 2013 al 3 gennaio 2014) fotografie concettuali. Logan Zillmer, fotografo 28enne del Michigan, ha realizzato immagini suggestive dalla sovrapposizione di più fotografie e dalla combinazione di scatti multipli. Zillmer, che lavora come manager in un negozio al dettaglio, ha sentito il bisogno di dare libero sfogo alla sua creatività e ha così prodotto questa serie di fotografie che si possono definire surreali. Dal cielo di specchi alla casa volante, sono solo alcune delle immagini comprese nella sua collezione.
La psicologia dell’arte è una disciplina multiforme, che studia i rapporti tra la scienza psicologica e le manifestazioni artistiche, sia dal punto di vista della creazione sia da quello della fruizione dell'opera d'arte
Cos’ha a che fare la Psicologia con l’Arte?
Quali relazioni intercorrono tra questi due ambiti e discipline?
Partendo dal presupposto che l’oggetto di studio della Psicologia è la mente, ovvero la psiche, essendo ogni opera d’arte il prodotto di una mente umana, ed essendo infine la stessa opera d’arte in grado di suscitare nel fruitore dei vissuti particolari, quindi di generare in lui emozioni e sensazioni particolari, o comunque di modificare il proprio stato d’animo, allora possiamo comprendere come entrambi gli aspetti del fenomeno artistico (tanto la produzione, quanto la fruizione dell’opera d’arte) possano essere oggetto di studio della Psicologia.
Cerchiamo di fare un pò di chiarezza in merito a cos’è e cosa riguarda la Psicologia dell’Arte.
Possiamo, come prima cosa, dire che è una disciplina certamente non nuova ma che, al contrario, affonda le sue radici in tempi lontani.
La nascita della psicologia scientifica dell’arte viene fatta risalire al 1876 con l’introduzione all’estetica di G.T. Fechner, il quale propone un’estetica sperimentale e induttiva, fondata sull’osservazione empirica, verificabile da parte di altri ricercatori. Molte delle sue tesi sono oggi state superate, in quanto il suo lavoro risente dei limiti di un’impostazione esclusivamente quantitativa.
Sebbene se ne siano occupati autori della portata di Freud ancora agli inizi del ‘900, è solo in tempi recenti, nel 1961 (anno in cui per la prima volta compare una rassegna intitolata “Aesthetics”), che possiamo intravedere i primi segnali di un riconoscimento effettivo e un primo incerto delineamento dell’identità della materia.
Pensate che ancora oggi è difficile dare una definizione di Psicologia dell’arte completa ed esaustiva, a causa: dell’indefinitezza dello statuto della disciplina e dei confini interdisciplinari confusi.
Troppo spesso infatti, poiché la Psicologia dell’Arte è caratterizzata da un reticolo complesso di interrelazioni con altre discipline affini, essa finisce per essere erroneamente confusa e sostituita con altri termini, considerati interscambiabili, come ad esempio: arteterapia, psicopatologia dell’espressione, estetica, storia dell’arte.
Potremmo ad ogni modo tentare di definire la Psicologia dell’Arte in questo modo:
Ambito della psicologia che, insieme all’estetica ed alla critica d’arte, utilizza teorie e metodi psicologici per analizzare fenomeni e produzioni artistiche. Essa ha come obiettivo lo studio dei processi motivazionali, emotivi, cognitivi, percettivi, e ancora, rappresentazionali, immaginativi, mnemonici, creativi che intervengono nel comportamento artistico e nel comportamento estetico, intendendo con “comportamento artistico” i processi di produzione di artefatti artistici, e con “comportamento estetico” i processi di fruizione artistica.
Un pò di STORIA
L’interesse degli psicologi nei confronti dell’arte è sempre stato vivo, seppur con approcci e metodologie scientifiche diversificate nel tempo. I diversi approcci psicologici, che si sono sviluppati sino ai nostri giorni, sono accomunati dal costrutto di base che è volto ad indagare il funzionamento della nostra mente quando, con animo ricettivo, andiamo incontro a un’opera d’arte alla ricerca di un’esperienza estetica.
La volontà è quella di dare una spiegazione scientifica riguardo a:
Quali meccanismi e processi vengono attivati dalla nostra mente quando siamo esposti ad un artefatto artistico (a livello neurologico, fisiologico, emotivo, motivazionale, rappresentazionale)
Quali dinamiche consentono l’attivazione e lo sviluppo e determinano la qualità e la profondità dell’esperienza estetica
Sono tre i principali filoni psicologici che si sono occupati di indagare il mondo dell’arte e sono:
L’artista e la sua personalità (Freud, la psicoanalisi dell’arte, la patobiografia)
Approccio matematico-L’estetica sperimentale e la misurazione (Fechner e Berlyne)
L’opera d’arte da un punto di vista percettivo (Cognitivismo e la psicologia della Gestalt)
In cosa può esserci d’aiuto la Psicologia dell’Arte?
La psicologia può aiutarci a capire, da un punto di vista scientifico, quali sono i meccanismi sottesi alla fruizione artistica e può agevolare la comprensione dei processi che vengono messi in atto da parte dell’utente posto davanti ad un artefatto artistico.
Dovrebbe quindi aiutarci a trovare una risposta a questioni di questo tipo:
Le persone poste di fronte ad un medesimo artefatto artistico, lo comprenderanno allo stesso modo?
Quali meccanismi psicologici vengono attivati quando ci troviamo davanti ad un’opera d’arte?
Cosa differenzia la mia personale esperienza estetica da quella di un’altra persona?
Cos’è un’esperienza estetica? Può essere misurata con parametri oggettivi?
Cosa differenzia ciò che viene considerato “bello” ed esteticamente gradevole, da ciò che viene considerato “brutto” e non piacevole?
Quanta importanza assumono rispettivamente, attività percettiva, cognitiva ed emotiva nel processo di fruizione?
E' necessario che la Psicologia dell’Arte ampli i propri orizzonti oltre i contesti teorico-scientifici e accademici entro i quali rimane tutt’ora troppo spesso confinata, per aprirsi alla ricerca di nuovi ambiti e finalità maggiormente pratiche e operative.
Una “Psicologia dell’Arte responsabile” che non si limita solo ad indagare e a capire i processi psicologici di produzione e fruizione artistica, come attività scientifica fine a se stessa, ma che si preoccupa di contribuire fattivamente alla valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, e alla crescita, allo sviluppo di un benessere individuale e sociale, teso ad un miglioramento della qualità di vita, suggerendo nuovi percorsi e aprendo nuovi dialoghi.
Concludendo si può affermare che le Arti e i processi creativi diventano importanti risorse per:
Fonte michelamarchiotto.com
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